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Felice Manin
Felice Manin
Leudo formaggiaio poi trasformato per diporto.

FELICE MANIN. - Leudo. Il leudo Felice Manin fu varato nel 1891 a S. Michele di Pagana, e più precisamente in località Trelo, dallo scalo del padre del mastro d'ascia Attilio " Tilio " Valle. Secondo il registro navale del 1948 si tratta di una barca di 24,89 tonnellate di stazza lorda e 18,92 di netta, avente le seguenti dimensioni di stazza: m. 15,60 x 4,86 x 1,87. Nel 1893, benchè di proprietà di Emanuele Ghio " Cumbinemu " di Renà (Riva Trigoso), appare sotto gli armi di Teresa Lena e Teresa Stagnaro, famigliari di Emanuele, mentre in seguito figurerà come armatrice Maria Ghio di Giovanni. Ricordiamo che, come ci ha raccontato il nipote Evaldo Chiappara, lo stesso armatore gestì pure il leudo Enrico, la pareggia Battista e la scuna Alba. Col Felice Manin e con le altre barche il " Cumbinemu " trafficava in una vasta zona del Tirreno, toccando i porti di Ischia, dell'Elba, della Sicilia, della Sardegna ed anche dei porti francesi di Nizza e St. Raphael. Le merci trasportate di preferenza erano formaggi, vini, conserve, pesce secco e salato, legumi, lana grezza, ed anche tessuti lavorati a mano. In questa attività Emanuele era coadiuvato dai fratelli Giovanni " Giuan " e Bartolomeo " l'Orbu ", mentre tra gli uomini che fecero parte dell'equipaggio ricordiamo i rivani Gio Batta Ghio " Baciciotto " e Andrea Brusco " Do Caro ". Il Felice Manin, considerato barca solida ed ottimo veliere, fu condotto per svariati anni da Emanuele, ma l'incidente avvenuto nell'inverno del 1925-26 a Sestri Levante, segnò la sorte dell'armatore. In quel periodo il " Cumbinemu " faceva base a Lerici, dove aveva iniziato il commercio dei vini al posto di quello dei formaggi, che in quel momento non andava molto bene. Dovendo ancorare a Sestri Levante, dove non aveva un ormeggio fisso, fu sistemato nel primo posto liberatosi, ossia nei pressi del cosiddetto " scoglio lungo ". Avvenne che, per il montare di una burrasca il leudo ruppe gli ormeggi e finì sugli scogli, subendo forti danni alla carena. Per recuperare i documenti e parte del carico Emanuele si tuffò parecchie volte nell'acqua gelida buscandosi una broncopolmonite che lo portò alla morte il 9 febbraio 1926. Dato che per gli eredi non era possibile provvedere alle spese di riparazione, il Felice Manin venne acquistato, così come si tyrovava, dall'armatore rivano Giovanni Castagnola fu Giovanni del casato " Sellai ". Quest'ultimo lo affidò per le riparazioni al mastro d'ascia Prato " O Rosso ", che operava sulla spiaggia di Portobello a Sestri Levante. Questi risistemò il leudo, che fu poi calafatato da Angelo Cademartori " Cileto " di Cavi di Lavagna, che aveva lavorato anche nel cantiere di " Loenzin " Figallo a Lavagna, durante la costruzione del leudo sestrese San Marco. È forse in quest'occasione che l'albero originale del Felice Manin fu sostituito da un secondo albero più corto, ricavato dal pennone maggiore di un grosso veliero. Il Castagnola impose alla barca il nuovo nome di Giovanni e Paolo e, nel 1930-31 lo iscrisse al registro navale italiano. È curioso notare come anche il Giovanni e Paolo venne armato successivamente da altri membri della famiglia, ossia Maria Castagnola, ed in ultimo, dopo la scomparsa di Giovanni dal fratello Paolo " Paolin ". Sotto i Castagnola il nostro leudo riprese i traffici del formaggio. Durante la seconda guerra mondiale il Giovanni e Paolo fu danneggiato leggermente da una bomba. Tirato in secco nei pressi dell'officina di Stagnaro, a Riva Trigoso, sulla riva destra del torrente Petronio, fu riparato e rimesso in attività. A parte quest'incidente il leudo fu fortunato, perchè non disponendo ancora del motore, introdotto verso il 1946, non venne mai requisito per scopi bellici. Nonostante l'applicazione del motore navigò più spesso a vela, come se il motore non esistesse, poi nel 1957. Quando il " Paolin " cessò la sua attività armatoriale per divenire rappresentante di formaggi in Sardegna, per conto di una importante casa commerciale, il Giovanni e Paolo fu acquistato da Carlo Schiaffino di Santa Margherita Ligure, che lo ribattezzò Padre Carlo, un nome scelto tra una rosa di nomi possibili, comprendente i nomi Padre Angelo e Padre e Figli. Verso il 1960-62 vediamo il Padre Carlo in una foto di Cesare Ferrari, scattata nel porto di Marciana Marina, nell'isola d'Elba. Nel 1964 furono cambiati, presso il cantiere Canale di Lavagna, sia il timone, che il motore e l'asta di fiocco, mentre l'antenna era già stata sostituita in precedenza. Per quanto riguarda l'antenna v'è da notare che quella vecchia s'era incrinata, quindi per rinforzarla le era stato aggiunto sul lato inferiore un prolungamento, o lapazza, che le dava una forma irregolare e che si nota nelle foto del periodo 1957-60. Il motore installato non era nuovo ed era stato tolto dal leudo di Attilio Bregante. Nel 1971 lo scafo venne pitturato di verde, ma questo colore fu tolto perchè non piaceva ai proprietari. Dopo alcuni movimenti di cui non siamo a conoscenza, comunque prima del 1976, fu rivenduto a nuovi proprietari, che dopo averne iniziato la trasformazione in barca da diporto lo abbandonarono sullo scalo del cantiere di Nicolò Muzio " Mingo ", a Renà, una spiaggia a levante dei grandi cantieri Navali. Qui venne cambiata l'opera morta e furono fatti dei rifacimenti quali la grossa tuga poppiera, eliminata successivammente dopo il recupero della barca. Nel 1981 il Padre Carlo è acquistato da Luigi Cappellini che, stimolato da alcuni appassionati, ne iniziò il restauro. Il lavoro di ripristino dello scafo ha richiesto la sostituzione di diversi corsi di fasciame ed il completo ricalafataggio. Per quest'ultima operazione sono stati usati circa 50 chili di stoppa, e lo stucco è stato composto miscelando minio, biacca, caolino e olio di lino, come si usava un temmpo. Il calafataggio è stato eseguito da Giovanni Sacco di Genova Pra, un calafato del ramo industriale del porto di Genova. La riattrezzatura della parte velica ha richiesto la ricostruzione dell'antenna e dell'asta di fiocco, entrambe in lamellare, e delle varie manovre sia fisse che correnti. Quest'ultimo lavoro è stato portato avanti sotto la guida di Tomaso Stagnaro " Marcello ", un anziano di Riva Trigoso, già comandante della goletta vinacciera Padre Merica, dei Lena di Sestri Levante. Lo stesso aveva già riattrezzato, negli anni precedenti, il leudo Nuovo Aiuto di Dio di Mosè Bordero. All'atto del restauro, il leudo disponeva di un motore Arona HMS 60 diesel, che è stato revisionato completamente dalla casa produttrice. Ripreso il nome originario di Felice Manin, ed assunta la nuova matricola 2 GE 4235 D, il nostro viene varato il 3 luglio 1982, avendo come madrina la signora Astrid Muckermann, direttore della Consornautica di Genova, ed alla presenza di una vasta folla di curiosi. Purtroppo un incidente al motore, immediatamente dopo il varo, guasta l'allegria della giornata. Successe che, non avendo messo l'olio nel carter dopo la revisione, le bronzine si fusero, ed il leudo dovette fare una sosta forzata nel porto di Sestri Levante. Rinato a nuova vita il Felice Manin, che all'epoca alzava le insegne del Velamare Club di Milano, compiì la prima traversata verso la Sardegna, dove partecipò alla regata delle barche d'epoca a Porto Cervo, vincendo un premio quale barca più antica. In questo periodo, durante un bordo con vento teso, si aprì una fessura nell'albero, che corse il rischio di spaccarsi. Per questo fu necessario rinforzarlo alla base con cerchioni di ferro. In autunno il leudo venne esposto sul piazzale antistante la Fiera di genova, in concomitanza col Salone Nautico, dove si svolse pure una mostra storica fotografica sul leudo, curata da Pietro Berti, con il patrocinio dell'Istituto di Rappresentazione Architettonica della Facoltà di Architettura dell'Università di Genova. Questa mostra, che ebbe luogo grazie all'interessamento dell'architetto Vittorio Garroni Carbonara, permise di caratterizzare anche da un punto di vista più schiettamente culturale la presenza del Felice Manin al Salone. Dopo la parentesi genovese ed una breve traversata fino a Sestri Levante, cui avemmo occasione di partecipare, il Felice Manin si dedicò a varie attività. Durante questo periodo, nel quale fu fondata la società Carloforte, il leudo fu impegnato in una campagna sub alle isole siciliane. Si trattò di un periodo di transizione, nel quale, tra un lavoro e l'altro, si cercò di far rendere la barca per poter coprire le spese sostenute durante i lavori. Fino dall'epoca del varo si pensò ad una iniziativa che qualificasse anche culturalmente l'operazione di recupero del leudo, e questo favorì la nascita dell'Istituto di Restauro e Cultura Navale Felice Manin, che però alla lunga non riuscì a funzionare appieno, sia per gli impegni di Cappellini, sia per le difficoltà di collegamento tra i soci. Non fu comunque un lavoro inutile, perchè prese corpo l'idea di inserire concretamente il leudo nell'ambito delle iniziative colombiane che dovevano concludersi nel 1992, in occasione del quinto centenario della scoperta dell'America. Nacque così l'idea di compiere la traversata dell'Atlantico sulla rotta di Cristoforo Colombo. I lavori di miglioramento della barca ebbero dunque nuovo impulso, specie per quanto riguardava la sicurezza della navigazione. Venne impiantata una nuova radio e delle più moderne apparecchiature di navigazione. Oltre a questo, in previsione di una lunga permanenza in mare, vennero sistemate a bordo delle apparecchiature frigorifere e di surgelamento, oltre ad un impianto per la desalinizzazione dell'acqua. Dopo un primo annuncio ufficiale dell'impresa, vi fu un susseguirsi di manifestazioni preparatorie. Nei giorni 25-26-27 agosto 1984, il leudo partecipò come ospite d'onore alla seconda regata delle vele latine di Stintino, in Sardegna. Immediatamente dopo mise la prora su Noli, in concomitanza con la Regata Storica dei Rioni. In questa storia, Noli assume un significato particolare, perchè fu da quì che iniziò cinquecento anni fa la grande avventura colombiana. Come affermò Paolo Emilio Taviani, durante la sua visita a bordo, Colombo si imbarcò a Noli, allora repubblica marinara, per recarsi in Inghilterra, ma a causa di un naufragio si ritrovò in Spagna, dove in seguito si mise a cercare i finanziamenti per la sua impresa. Dopo Noli, il leudo venne a Genova, dove, attraccato alla radice di levante di ponte dei mille, completò i preparativi per la partenza, che è previsto debba avvenire dalla darsena del Salone Nautico. Le tappe previste per il viaggio sono Genova, Barcellona, Siviglia, Palos, Lisbona, Canarie, San Salvador, Miami, Washington e New York. Nella realtà, per motivi tecnici, palos e Lisbona verranno saltate. A Miami il leudo dovrà partecipare come ospite al Miami International Boat Show, gemellato per l'occasione col Salone Nautico di genova. Inizialmente l'equipaggio doveva essere composto da Luigi Cappellini (skipper), Lucio Napolitano, Umberto terso, Riccardo garampi, Roberto Barbi, Alberto Venza, Franco Bevilacqua, Armando Prisco e Alvaro Mazzanti. Purtroppo in seguito Napolitano, Barbi, Bevilacqua, Prisco e Mazzanti rinuncieranno e verranno sostituiti da Franco tornambè, Maurizio Benazzo, Mauro Albonico, Adriano borgna e Carlo Martinoli. La partenza del leudo destò molto interesse e moti entusiasmi, ma anche molti timori, specie tra i rivieraschi. Qui i vecchi marinai dei leudi affermarono che il leudo, pur essendo una buona barca, non era adatto ad una simile traversata, avendo oltretutto la bella età di 93 anni. Nonostante questo il Felice Manin, che innalzava anche la bandiera dell'Unicef, quale messaggero di pace, partì domenica 21 ottobre 1984 dalla darsena della Fiera di Genova, salutato da una folla numerosa, e scortato dai rimorchiatori India e Capotesta, oltre che dallo jawl Elpis, che fu la prima barca di sir Francis Chircester, ilnoto navigatore solitario. Iniziò così la grande avventura che portò il Felice Manin dallo scalo di S. Michele di Pagana, dove fu varato, fino a San Salvador, dove giunse il 30 gennaio 1985, alle ore 17,30 italiane.

Il 21 ottobre 1984 il Felice Manin salpa dal Salone Nautico di genova facendo rotta su Barcellona. Il primo tratto della traversata è percorso senza problemi, ma nella notte tra il 24 ed il 25 , nel Golfo del Leone, è investito da una burrasca con raffiche di vento che toccano punte di 35-40 nodi. Questa burrasca è un ottimo banco di prova per il leudo, che nonostante gli anni dimostra molta vitalità. Durante la burrasca però, Alberto Venza si ferisce ad una mano, ma viene curato da Adriano Borgna, che è medico, ed a bordo svolge anche mansioni di cuoco e sommozzatore. Superata la burrasca, alle ore 07 del 26, il Felice Manin doppia Cabo Creus, mentre il 27 giunge a Barcellona. Prima del suo arrivo in questo porto, giunge un telegramma di auguri dell'ammiraglio Manuel Vilarinho, direttore del Museo della Marina di Lisbona. A Barcellona il leudo è ben accolto e viene ancorato di fianco alla ricostruzione della Santa Maria, che è ormeggiata allo sbocco della Rambla, la grande passeggiata cittadina, ed è meta di numerosi visitatori. Il giorno 30 il leudo parte per Siviglia, ma allo Stretto di Gibilterra, verso il 4 novembre, deve sostare parecchi giorni poichè le cattive condizioni del tempo e le correnti contrarie impediscono alla barca di uscire in Atlantico. Superato finalmente lo Stretto, il giorno 11 novembre, grazie ad una schiarita, il leudo incappa nuovamente in una burrasca prima di giungere a Siviglia. La risalita del Guadalquivir, il fiume di Siviglia che, ricordando i versi di Lorca, " scorre tra aranci ed olivi ", pur non essendo priva di difficoltà, è una festa, come del resto è meravigliosa l'accoglienza in città. A Siviglia Cappellini annuncia che si rinuncerà alla tappa di Lisbona, a causa di motivi tecnici e di tempo che fanno saltare la pur importante tappa di Palos. Il 19 novembre, a mezzogiorno, il leudo parte per le Canarie, dove arriva il 27 alle 14,30. La navigazione è tranquilla, ma a circa cento miglia dalla meta, una mareggiata in poppa, con raffiche di vento da 30 e forse 40 nodi, spinge furiosamente il leudo verso le Canarie. Durante questa navigazione si spezza il pennaccino, ossia la corta asta assicurata all'estremità superiore dell'antenna e si squarcia la vela. Questo incidente impone la navigazione col solo fiocco ed il motore fino a Las Palmas. Le cause tecniche dell'incidente, stando alle dichiarazioni fatte da Cappellini, durante una collegamento radio con RAI 3, sono da ricercarsi forse nell'eccessiva tensione della vela. Durante la sosta a Las Palmas il leudo si prepara al grande balzo, si ripara l'antenna, si compiono tutti i controlli di sicurezza su manovre ed attrezzature e si caricano i viveri. È un lavoro che richiede tempo ed attenzione, perchè una distrazione di oggi può costarti la vita domani.. Dopo due settimane di sosta, il giorno 12 dicembre a mezzogiorno, il leudo riparten salutato dalla popolazione, da parenti ed amici, e dai rappresentanti spagnoli dell'Unicef. La scelta della rotta verrà fatta più avanti, secondo i movimenti del tempo, ma la rotta iniziale è alta. Giovedì 6 dicembre, durante la sosta a Las Palmas, l'equipaggio del leudo interviene col suo gommone in soccorso del catamarano Credit Agricol, in avaria al largo. Grazie a questo intervento l'imbarcazione francese, impegnata nella regata " Ruta del Descubrimiento ", può riprendere il mare, mantenendo peraltro le prime posizioni. Partito da Las Palmas con condizioni meteo in peggioramento, il Felice Manin fà uso del trevo, ossia una veletta montata su un'antenna più corta, preparata appositamente per il cattivo tempo, e supera due perturbazioni a forza 8. Dopo 4 giorni di mare il leudo incontra la nave ospedale Esperanza del Mar, che presta assistenza medica alla flotta peschereccia spagnola impegnata in zona. La nave, tra le altre cose, imbarca un elicottero che è usato per glòi interventi più urgenti. L'incontro è cordiale, e quando gli spagnoli vengono a conoscenza della rotta del leudo, colmano l'equipaggio di viveri e doni. Il giorno 18, a 23°1' di latitudine nord e a 17°5' di longitudine ovest, il leudo trova gli alisei, che però sono deboli, per cui Cappellini non si pronuncia ancora sulla rotta da seguire. Tra il 20 ed il21 dicembre il leudo registra, grazie ad una combinazione di fattori, la velocità di 11,13 nodi, velocità veramente eccezionale, specie se si pensa che le medie massime sono in genere di 7-8, o tuttalpiù 9 nodi. Tra natale e capodanno, durante un'altro collegamento radio con la terza rete RAI, l'equipaggio manda un saluto augurale a parenti ed amici. L'inizio del 1985 si presenta con i caratteri dell'eccezionalità, perchè all'equipaggio delleudo è dato di assistere ad uno spettacolo che solo pochi hanno la fortuna di vedere. Di fatto il leudo incontra di numerosi gruppi di balene grigie che gli vanno incontro e giocano, durante il loro viaggio dallo stretto di Bering, verso le più calde lagune messicane, dove si accoppieranno. La navigazione procede, ma purtroppo in modo alterno, tra venti e bonacce, e certamente il prolungarsi della navigazione stessa e la stanchezza creano dei problemi. Per rimediare alla noia ed alla stanchezza bisogna trovare qualcosa da fare, bisogna inventare cose nuove, e tra queste la pesca è una delle attività che consentono, non solo di scaricar la tensione, ma anche di rifornirsi di cibo fresco e nutriente. I risultati non mancano, e tra le varie prede catturate ricordiamo un Marlin di due metri e 15 centimetri. Dopo il trentaquattresimo giorno di navigazione atlantica si spezza nuovamente l'antenna, ma la navigazione procede, e finalmente, il 30 gennaio 1985, dopo 50 giorni di navigazione, il Felice Manin giunge a San Salvador, dove è accolto calorosamente dalla popolazione locale. L'impresa appena compiuta ha per noi appassionati un grandissimo valore marinaro, e non a caso un telegramma spedito all'equipaggio, e firmato a nome di Marcello Stagnaro, Giovanni Sacco, Lazzaro Ghio e Pietro Berti, recita testualmente: " Siamo lieti del vostro arrivo a San Salvador che apre nuove pagine nella storia del leudo " E queste per noi non sono solo parole.

Foto P. Berti

Username Enregistré bertipietroe
Armateur Cappellini di Milano
Ship manager
Numéro IMO
Type de navire
Année et chantier de construction
Date
Lieu Genova
Téléchargée le 20/07/2008
Dimension 1020 x 728
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