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Cavalier Aniello Bonifacio
Cavalier Aniello Bonifacio
Cavalier Aniello Bonifacio poi Celestina poi Eugenio Vacchetto poi Mater Dei. Archivio P. Berti

Il Cavalier Aniello Bonifacio era un elegante barcobestia di 378,85 tonnellate di stazza lorda varato dal cantiere Bonifacio di Castellamare di Stabia. Scafo in quercia e pino, foderato nel settembre 1931, aveva le seguenti dimensioni di stazza: m. 46,21 x 8,60 x 4,48. Secondo il registro navale del 1923 era armato dai fratelli Luigi e Catello Bonifacio di Castellamare di Stabia ed era iscritto allo stesso compartimento con matricola 226. Verso il 1937, avendo traversato sugli scogli si dovette sostituire tutta la chiglia. Questo lavoro, come ci ha comunicato il mastro d'ascia viareggino Umberto Degli Innocenti, fu eseguito nel porto di Viareggiodopo aver messo la barca in carena. Oltre alla chiglia fu sostituito anche il dritto di popppa dotandolo di una gabbia per l'elica. Nel 1938, essendo stato acquistatoda Giacomo Delfino della Spezia (è forse lui il Mino che firma la scritta sul quadro della Celestina?) cambia nome in Celestina ed è iscritto alla matricola di Spezia col numero 58. Durante la guerra, se non erriamo il 13 dicembre 1940, nel corso degli ultimi giorni della difesa di Tobruk, il Celestina, carico di benzina e munizioni e con a bordo l'equipaggio di un altro motoveliero, si era arenato nello sfuggire ad un attacco aereo inglese sulle sponde di Mazzalme: Nella notte, venendo meno la durezza dell'incursione nemica, un gruppo di portuali genovesi, impegnatinella difesa del porto di Bardia, giunse sul posto e sotto il fuoco nemico operò mirabilmenteil salvataggio del motoveliero, che a sua volta, rimesso a galla fu rimorchiato nel porto di Bardia. Successivamente, dopo aver rimesso in sesto il motore e dopo aver imbarcato gli stessi portuali ed altre persone, il Celestina mise la prora su Tobruk. Non sappiamo dire se fu nel 1937 o nel 1947, quando il Celestina fu rinnovato, ma di fatto vediamo che questo è riattrezzato come goletta a palo o pailabot e nella sua poppa vengono aggiunte delle strutture per le cabine dell'equipaggio e la timoneria. Nel 1954, essendo stato acquistato dall'armatore Eugenio Vacchetto di Genova Sampierdarena, ne prende il nome, ma, rivenduto nel 1958 all'armatore Scotto di Uccio Michele Maria, di monte di Procida, diventa Mater Dei. Purtroppo, come ci segnala il registro dell'anno seguente, il Mater Dei affonda nel 1959, ma non ne conosciamo le cause.

Il registro Rina del 1941 ci segnala alcuni dati tecnici e d'armamento: Veliero a motore co un'elica goletta a palo Celestina. Segnale distintivo ILJV. Tsl 378,85. Tsn 322,22. 3 stive. Matricola Spezia 58. Armatore Giacomo Delfino della Spezia. Vel. nodi 7,5. Impianto elettrico.
Altre note dicono: 3 imbarcazioni nel 1941 e una sola nel 1948. Nave rinnovata nel 1947. Scafo in legno di quercia e pino con impernatura in ferro galvanizzato e metallo giallo. Foderato nel settembre del 1931. 1 ponte, 2 ordini di bagli e 2 paratie stagne. 3 alberi in pitch pine e abete. 1 motore a combustione interna della Deutsche Werke A.G. costruito a Kiel nel 1937.

Username Registrato bertipietroe
Armatore
Ship manager
Numero IMO
Classificazione
Cantiere e anno di costruzione
Data
Luogo Viareggio
Aggiunta il 14/11/2008
Dimensioni 2365 x 3417
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