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Padre Merica e Marcello Stagnaro
Padre Merica e Marcello Stagnaro
Padre Merica ex Leonardo e Gioachino ex Caterina Madre ex Silvia
Si tratta di un brigantino goletta varato nel 1881, col nome di Silvia, da A: Carlevaro a Sestri Ponente per l’armatore Paolo Viale, che ne affida il comando al cap. Vincenzo Gavi e lo iscrive al compartimento di Genova con la matricola 3490.
In seguito, pur senza cambiar armatore, muta il suo nome in Caterina Madre.
Rivenduto a nuovi armatori,sicuramente prima del 1898, diventa Leonardo e Gioachino, e nei registri navali del 1917 e del 1926 appare sotto gli armi dei Fratelli Borruso di Castellamare del Golfo, con segnale distintivo QFBC, matricola Palermo 1084, e sotto il comando del cap. Antonio Gallo.
Il quotidiano genovese “Il Secolo XIX” del 23-24 novembre 1898 segnala l’arrivo di questo veliero nel porto di Genova il giorno 22 novembre, essendo partito il 17 da Castellamare del Golfo, al comando del cap. Galante, con 7 persone d’equipaggio e carico di vino.
Nel 1928 è già di proprietà di Ernesto Lena fu Paolo di Riva Trigoso, che lo ribattezza Padre Merica e ne affida il comando a Gio Batta Castagnola “Baty” di Riva Trigoso.
Con i “Merica” continua l’attività di vinacciere lungo le coste del Tirreno, dalla Sicilia alla Spagna.
In questi anni, come si può vedere dalle foto, il piano velico viene ridotto a goletta.
Durante la seconda guerra mondiale il Padre Merica non viene requisito dalla Marina, ma dopo l'8 settembre 1943, probabilmente verso il 20, affonda a Torre del Greco per cause imprecisate durante l’occupazione tedesca.
Successivamente il Padre Merica viene recuperato e torna a navigare.
Se non andiamo errati, verso il 1946, Tomaso Marcello Stagnaro di Riva Trigoso imbarca qui come nostromo.
Ricordiamo che Marcello è noto a Riva, non solo come buon marinaio, ma anche perché ha riattrezzato i leudi Nuovo Aiuto di Dio ed il Felice Manin.
Quest’ultimo ha compiuto nel 1985 la traversata dell’Atlantico a vela, sulla rotta di Cristoforo Colombo.
In due diversi periodi tra il 1946 ed il 1948, imbarca come marinaio Agostino Brusco fu Lazzaro di Riva Trigoso, figlio dell’armatore della pareggia Fratelli Brusco, nota oggi come Madre Giulia.
Lo stesso Brusco ci ha raccontato un episodio, sicuramente inedito, della vita di Marcello, un episodio avvenuto sul Padre Merica in questo periodo, e che evidenzia il carattere di quest’uomo di poche parole, ma competente ed appassionato al suo lavoro, e come molti marinai della vela, sempre svelto nel porgere aiuto a chi è in pericolo.
La sera dell’8 dicembre, quello che i liguri chiamano “dä Madonna de l’oettu” (della Madonna dell’otto), il Padre Merica è ormeggiato nel porto di Mazara del Vallo, in attesa di caricare vino.
Marcello ed Agostino, rimasti di guardia a bordo, odono degli strani rumori e corrono a poppa per accertarne le cause.
Vedono alcune persone sulla banchina intente a cercare di staccare un cavo d’ormeggio nel tentativo di lanciarlo ad uno sfortunato caduto in mare.
A quanto emerso dal racconto di Agostino, questo non è il modo migliore per aiutare il disgraziato, e peraltro le operazioni si stanno complicando per il rapido calar del buio e per la forte corrente che trascina via il poveretto.
Marcello, intuita la gravità della situazione, e senza porre altri indugi, si sfila gli zoccoli, che portava sia d’estate che d’inverno, meritandosi per questo il soprannome di “Savatta”, e si tuffa nell’acqua gelida.
Il salvataggio viene finalmente portato a compimento, ed entrambi vengono infine tratti sulla banchina.
Il salvato viene caricato su di un carretto e portato all’ospedale.
Marcello, non appena indossati degli abiti asciutti, corre all'ospedale per accertarsi delle condizioni dello sconosciuto e per rispondere alle domande delle autorità che svolgono la relativa inchiesta.
Per Marcello nessuna medaglia, e nessun ringraziamento, ma solo la soddisfazione d’aver fatto il suo dovere.
Circa un anno dopo il suo imbarco, Marcello assume il comando del Padre Merica, mentre “Baty” Castagnola passa al comando del Papà Buonaiuto, una motonave vinacciera dei “Merica”.
Marcello sbarca dal Padre Merica prima del suo naufragio che avviene verso il 1961 nelle acque di Castellamare del Golfo.
Sappiamo dai racconti fattici che il Padre Merica doveva essere acquistato dall’armatore siciliano Plaja ( se non sbagliamo il nome).
Al momento della partenza, oltre ai sette dell’equipaggio, imbarcò pure il fiduciario del futuro armatore, a nome Venza, che aveva il compito di verificare le condizioni della barca.
Morirono tutti quanti nel naufragio
Qualche tempo prima della sua scomparsa, durante un colloquio con Marcello affrontammo questo argomento, ed egli espresse una tale amarezza , che mi parve quasi un volersi rimproverare per non essere stato a bordo coi suoi uomini.
“Preferiè nun parlane! Preferiè nun parlane ciù!” (Preferirei non parlarne! Preferirei non parlarne più!) furono le sue ultime parole sull’argomento.
Il Padre Merica aveva uno scafo in quercia e pitch pine, foderato in metallo giallo.
La sua lunghezza in coperta era di m. 26,90, la sua larghezza massima tra i bordi m. 6,74, il suo puntale m. 3,35.

Foto ottenute per gentile cortesia di Marcello Stagnaro di Riva Trigoso, già capitano della barca. Archivio P. Berti

Username Registered bertipietroe
Shipowner
Ship manager
IMO Number
Type of ship
Year of build and builder
Date
Place Francia
Added on 20/05/2008
Dimension 792 x 582
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