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Il Liuto
Termine generico usato un tempo per indicare diversi tipi di barche a vela latina, anche se, come vedremo più avanti, oggi si indica con questo nome un tipo di veliero ben preciso. Si pensa che da questa voce derivi il nome leudo. In effetti anche per noi è così, ma pensiamo che non si tratti di una derivazione fonetica, bensì di un errore di scrittura. In alcuni documenti appare infatti questo nome, che, quando non è scritto correttamente, quindi con una i scritta come la e, e senza puntino, può essere letto come leuto. Ovviamente da leuto a leudo il passo è breve. In altri documenti antichi appare anche la voce liudo. È evidente che in questo caso lo stesso errore ci riporta nuovamente alla voce leudo, ma senza fasi intermedie. Altra deformazione del nome liuto è il nome linto, che è citato da alcuni autori moderni. L'equivoco nasce dal fatto che la lettera u è stata letta come una n.

Il liuto, un veliero già presente nel 1400, giunge alla fine del 1700, con un'attrezzatura quasi inalterata. Ha scafo con estremità a cuneo, o a taglio, che dir si voglia. Il dritto prodiero è convesso, e forma una grande ruota con dritto sporgente oltre il bordo. Di proravia al dritto vi è uno sperone, o bittalò, inizialmente senza asta, ma avente comunque la funzione di rinviare a bordo per mezzo di un bozzello l'orza dell'antenna di trinchetto. Il dritto poppiero è generalmente rettilineo ed inclinato all'esterno. Il bordo ha una notevole insellatura, o cavallino. L'impavesata talvolta è prolungata oltre la poppa a formare due ali, ossia la cadrega. In altri casi la porzione poppiera della coperta è rialzata, dando spazio alla creazione di una piccola camera. Stando alle immagini conosciute si tratta di una barca con lunghezza in coperta variante dai 16 ai 20 metri circa. Gli alberi, a calcese, sono due. L'albero di maestra, verticale, è posto a centro barca, e dovrebbe avere una lunghezza totale pari a quella della coperta. Il trinchetto, più corto, è posto verso l'estrema prora ed è fortemente inclinato in avanti. L'antenna maestra dovrebbe essere lunga quasi quattro volte la lunghezza del baglio massimo, ma si tratta di valutazioni necessariamente empiriche, benché suggerite dall'esperienza fatta coi nostri precedenti studi. L'antenna di trinchetto è un poco più corta, ma non di molto, perché l'inclinazione in avanti dell'albero le permette di svettare ben più in alto che se questo fosse verticale. Il carro del trinchetto sporge di proravia alla pernaccia, ed è tesato in avanti da un'orza, che come abbiamo visto è rinviata a bordo da un apposito anello, o da un bozzello, fissato allo sperone, o all'asta. Un'analisi storica delle caratteristiche di questo scafo ci porta a pensare che in origine fosse una barca ad un solo albero, ossia una tartana. In seguito, per equilibrare il piano velico, in mancanza del polaccone, viene impiantato l'albero di trinchetto. Non è un caso se nell'antichità il liuto era definito anche tartana. Dal liuto, secondo noi, potrebbe essere derivato il navicello a due alberi, secondo lo stesso meccanismo che avrebbe portato le barche tipo pinco a trasformarsi in navicelli a tre alberi.

In sostanza, con l'eliminazione della vela latina di trinchetto, sostituita dalla classica vela trapezoidale del navicello, inferita sullo stesso albero di trinchetto, la cosa pare possibile. Oltre al cambio della vela, e ad un adeguamento dell'albero alle esigenze della stessa, si segnala l'eliminazione dello sperone o bittalò. Ovviamente non possiamo essere del tutto certi di questo processo, ma il confronto tra i diversi tipi coinvolti nell'evoluzione sembrerebbe dimostrarlo. Il liuto era la barca da traffico più diffusa tra i liguri dell'epoca, ed operava per tutto il Tirreno portando le più svariate merci. Per avere un'idea di quanto affermiamo basta vedere, tra gli altri, il dipinto di Cristoforo Grassi, rappresentante il porto e la città di Genova nel 1400, e conservato oggi al museo navale di Genova Pegli. Qui vediamo che i moli sono frequentati per la massima parte da questo tipo di barca. L'attrezzatura a liuto è presente pure tra le diverse tipologie di alleggi, ossia di quelle barche che avevano la funzione di chiatta, per scaricare le navi che non potevano accostare ai moli.

Liuto

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A cura di: Pietro Berti